Archive for the ‘Mind’ Category

Paragnosta figlio di paragnosta

gennaio 15, 2008

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Ricorderete forse il mio precedente post sull’omeopatia in cui ne sostenevo l’inutilita’. A distanza di qualche tempo una ricerca di Lancet, una presigiosa rivista di scienza, ha confermato la mia opinione citando cinque ampie revisioni degli studi condotti negli ultimi anni. Rinfrancato da questo autorevole sostegno, volevo oggi affrontare l’ancora piu’spinoso tema del “paranormale” che gia’altre volte ha suscitato interesse e clamore su questo sito. (more…)

Gli occhi al cielo

agosto 31, 2007

Da un amico ricevo e volentiero pubblico questo video. Guardatelo con attenzione.

Incredibile? E’dire poco. Il 58% dei francesi sembra credere che il sole, e non la luna, giri intorno alla terra. A quanto pare svariati secoli di scienza sono trascorsi invano. Semplice ignoranza? Non mi sento di liquidare la questione in questo modo. (more…)

La verità sul blackjack

marzo 28, 2007

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Conobbi il blackjack per caso. Qualche anno fa una breve notizia al telegiornale annunciò la morte di un matematico che aveva elaborato una teoria per battere il banco in quel gioco. Incuriosito da tutto ciò che era matematico, feci in tempo a scrivere il nome su un foglietto che, come era prevedibile, finii rapidamente per perdere.
Tanti anni dopo comprai il libro “Blackjack Club” di Ben Mezrich in cui veniva raccontata la storia di alcuni studenti del MIT che riuscirono a “sbancare” Las Vegas. Pur mantenendo la mia consueta diffidenza comprai il libro ed onestamente lo lessi con gusto. Continuavo a chiedermi se fosse possibile che i casinò fossero così sciocchi da permettere che l’episodio si potesse ripetere. (more…)

Il server non serve

settembre 27, 2006

Non so se hai sentito parlare di http://www.youos.com o http://www.ulteo.com. Il primo è “sponsorizzato” da Paul Graham, il secondo da Gaël Duval, il padre di Mandrake. L’idea è la stessa, quella di un sistema operativo server based. Il principio sembra ingannevolmente semplice e buono. Basta installazioni, aggiornamenti, reinstallazioni e via dicendo, solo un browser per accedere al sistema operativo e ai propri dati a partire da qualunque computer si abbia a disposizione. Non so se mi sono ben spiegato…indipendentemente dal computer su cui ti trovi a lavorare (che potrebbe essere quello di un tuo amico, di un internet point etc), tu collegandoti al server tramite un semplice browser ti ritrovi davanti una schermata come se sedessi nel tuo computer di casa, con i tuoi programmi, i tuoi dati ed ogni settaggio al suo posto.

Ecco, io credo che questa idea semplice e geniale sia…una cagata! Vado a spiegare perchè.
– per prima cosa per collegarti hai comunque bisogno di un computer e quindi cadiamo in una sorta di autoreferenza…usare un computer per accedere ad un computer. Si potrebbe obiettare che il computer che usiamo per collegarci potrebbe non essere il nostro ma…
– punto due, oggi la maggior parte dei nuovi computer sono portatili. Chi ha tali esigenze, di accedere ai propri programmi da ogni parte del mondo può benissimo portarsi dietro 1.5 kg di un ultraportatile
– non solo, punto tre, oggi con un minimo di abilità è possibile installare su una chiave USB quasi ogni programma in modo che sia in grado di partire su qualunque computer. Io sono stato in grado di installarci Mathematica, MikTex, SAGE etc. Ci sono già progetti interessanti per automatizzare questa procedura. Questa si che sarebbe una buona tecnologia.
– a proposito di tecnologia è interessante parlare dei limiti tecnologici dell’approccio server based. Se è vero che oggi la banda a disposizione degli utenti è aumentata e quindi apre la possibilità di traferire quantità rilevanti di dati, è pur vero che dimensioni dei programmi e potenze dei computer sono aumentate di conseguenza. Questo rapporto credo che non tenderà mai a diminuire quindi, per quanto aumenterà la banda non riuscirà mai a saturare le esigenze degli utenti. In parole ancora più povere…se il programma è di 100kb io posso anche pensare di eseguirlo con una banda di 10kb/s attendendo dieci secondi…se la banda arriva a 100kb/s potrei pensare di eseguire lo stesso programma in un secondo ma…nel tempo in cui la banda cresce da 10 a 100 kb/s sta sicuro che quel programma sarà cresciuto in dimensione anche più di 10 volte rendendo vana la crescita della banda. Insomma, una rincorsa destinata a non finire mai.
– parliamo poi delle esigenze specifiche di ognuno di noi. Ognuno di noi ha le sue configurazioni di stampante, i propri settaggi di blutooth, il proprio server ftp, mille configurazioni che neanche ci rendiamo conto di avere. Un OS server based può certamente ricordare la posizione dei miei menù ma non può mai avere in memoria ogni settaggio del computer su cui sono solito lavorare. Basta pensare alle versioni dei programmi. Ognuno di noi è abituato a lavorare con una versione ed in genere non la cambia fino a che non abbia qualche particolare esigenza. Uno dei vantaggi che viene sbandierata è l’aggiornamento automatico e contemporaneo dei programmi per tutti gli utenti…ma è davvero qualcosa di desiderabile? Ti piacerebbe svegliarti una mattina e trovare il tuo programma versione 1.2.25 sostituito con una versione 2.0.0 perchè in questo modo ha voluto l’amministratore di sistema? Può altresì il sistema ricordare tutte le innumerevoli combinazioni di versioni di programmi che vorrebbe ogni utente?
– vogliamo poi parlare di privacy? Quale utente starebbe tranquillo pensando che i suoi dati sensibili sono su un server accessibile da ogni parte del mondo? Il nostro vicino di scrivania può anche sbirciare la password del nostro portatile ma…poi deve riuscire a togliermelo dalle mani! Se quello stesso vicino legge invece la nostra password…può accedere al sistema ed essere virtualmente me! Ma ci rendiamo conto? Assolutamente improponibile.
– infine l’ultimo e più importante fattore che i più continuamente trascurano. Al centro del progresso tecnologico c’è l’uomo. Quando una tecnologia è estranea alla cultura del tempo, alle esigenze dell’uomo, al comune sentire, è destinata al fallimento indipendentemente dalla bontà oggettiva. Guarda le videotelefonate e la tv sul cellulare. Quante videotelefonate hai fatto? Quante ore di tv hai visto sul videofonino? Sono due tecnologie nate morte. Questa degli OS server based a mio avviso farà la stessa fine.

Paura di sognare

agosto 26, 2006

Oggi è una giornata di merda. Succede. Ti svegli e non hai voglia di fare nulla. Arriva pranzo e mangi quello che capita. Ti prende la babbana pomeridiana, ti svegli e sono le 17. E non hai ancora combinato nulla. Speri che la sera ti chiami qualcuno per uscire anche se ti viene già voglia di dirgli di no e rimanere a casa.
L’unica cosa che ho fatto oggi è riflettere sulle frammentarie parole che hai scritto del post “né Adriao né Grigory” (mi sono permesso di leggere la bozza ndr). Se mi guardo indietro vedo che nella mia vita ho innumerevoli volte oscillato tra tre posizioni completamente diverse.

La prima é quella che dice – sacrifico tutta la mia vita per un obiettivo, più è alto meglio è, se è irrealizzabile ancora meglio. Obiettivi di questo tipo sono – voglio diventare campione del mondo di scacchi – oppure – voglio dimostrare l’ipotesi di Riemann – o ancora – voglio diventare il miglior programmatore della storia.

La seconda posizione è antitetica, della serie – ma chi se ne frega dei sacrifici, mi godo quello che mi capita, faccio il minimo indispensabile (od ancora meno), tanto poi in qualche modo me la cavo. Passo il tempo a divertirmi con le donne e spendo tutto quello che ho, anche di più.

La terza posizione è quella apparentemente più saggia – mi impegno nelle cose ma solo se mi piacciono e senza esagerare. Mi piacciono gli scacchi? Bene, allora li pratico, li studio, ma sempre con moderazione. Mi piace la matematica? Bene, mi leggo qualche buon libro divulgativo ma se i dettagli si fanno troppo difficili allora…non ho tempo ora, magari la prossima volta.

Qual è la posizione giusta tra le tre? Difficile dirlo.
Grigory Perelman ha risposto nel primo modo, ed ha fatto qualcosa di meraviglioso. Ma anche altre migliaia di persone hanno fatto la sua scelta e magari sbattono la testa contro il muro di qualche manicomio.
La seconda scelta? La fanno in tanti, quasi tutti. Se guardi la TV poi, pensi proprio che la facciano tutti. Tutti i calciatori la fanno ed eccoli lì con le loro veline. Ma l’ha fatta anche tanta gente che ora dorme per strada ed in TV non c’è mai andata.
La terza scelta allora? E’quella giusta? Non è detto. Il confine tra la serenità e la mediocrità è sottilissimo, e la storia – come dice il buon Pennestrì – è stata fatta da pochi individui eccezionali che – aggiungo io – di certo non amavano la mediocrità.

Ti confesso una cosa. Se ho attaccato così veementemente Adriao è perchè è le sue parole mi hanno toccato nel profondo, e mi avrebbero destabilizzato se i miei piedi non poggiassero sulla roccia della matematica. Ecco perchè, delle tre opzioni, io, pur tra alterne vicende, continuo a preferire la prima. Perchè in questa vita non ci è rimasta più la certezza di nulla, proprio più nulla. Non Dio, ormai piegato anche lui alle meschinità degli uomini, non la politica, non lo sport, non i valori, non i sentimenti, tutti morti, seppelliti, putrefatti.
Cosa mi è rimasto?

L’unica risposta che riesco a darmi è – un sogno. Toglietemi i sogni e non ho più nulla.
Datemi tutto il resto ed ancora non mi avrete fatto felice quanto un solo sogno.
Ecco perchè io scelgo di continuare a sognare, anche se fa male, anche se è difficile, anche se devo rinunciare a tante altre cose, scopate comprese. Perchè tanto, grattati pure, ma noi siamo solo un grande pezzo di carne pulsante,
un cumulo di cellule che sta insieme per caso. Potrei morire in questo istante (speriamo almeno di finire il post! :-)) e fra 3 giorni essere già un’ammasso di frattaglie puzzolenti. E allora? A quel punto che faccio, mi faccio scrivere sulla lapide

Tiziano M*****i
non ha fatto nulla di buono
però si è divertito da matti??

I miei discorsi sembreranno esagerati ma la verità è che la vita è questa anche se chi ci vende automobili e vestiti deve farci sembrare che ce li possiamo portare anche nella tomba. Per capirlo bisognerebbe che tutti andassero almeno una volta in India.
Lì vedi la morte in faccia ad ogni angolo di strada e dopo un po’impari a conviverci. Ecco, bisognerebbe imparare a convivere con l’idea della morte.

Ieri sera, girando per la TV, ho guardato qualche secondo di un telefilm dove un maestro di musica spiegava ai suoi giovani alunni che – quando si suona non bisogna avere paura.
Parafrasando vorrei aggiungere che non bisogna avere paura non solo quando si suona ma proprio quando si vive.
Non bisogna avere paura di fallire, di rinunciare a ciò che gli altri vorrebbero farci desiderare, paura di andare controcorrente, paura di morire, paura di sognare.

Adriao vs Grigory

agosto 23, 2006

Ancora non riesco a crederci. Davvero. Ero convinto che ad un certo punto apparisse la scritta “Scherzi a parte” che ponesse fine a quella sceneggiata e ci facesse passare una bella serata come ai vecchi tempi. Invece no.

Non ho bisogno di raccontarti niente, eri lì con me ad ascoltare l’incredibile sequenza di parole ed avvenimenti. Vorrei solo soffermarmi su queste parole di Adriano

per generare attrazione devi distinguerti,
devi essere sempre un gradino sopra gli altri

Questa frase, lecita (ed anzi auspicabile) da un punto di vista strettamente pro-rimorchiaggio, è secondo me indice di una visione distorta della vita. Molto distorta.
Essere un gradino sopra gli altri, ammesso che voglia dire qualcosa dato che nessuno può affermare di essere migliore di qualcun altro in assoluto, deve comunque essere qualcosa che fa parte di te, del tuo progetto di vita. Quel gradino deve anzitutto essere il TUO gradino, il TUO next step.
Se così non fosse la tua vita finirebbe per essere una meschina rincorsa al gradino che in quel momento sembra più appariscente. Se hai iniziato a leggere il libro “Stecchiti” penso che la meschinità di tale approccio alla vita ti sia ancora più chiaro.

Peccato perchè l’idea di fondo è buona, quella di migliorarsi intendo. Solo che, come diceva qualcuno, “non c’è niente di più pericoloso di una grande idea in una testa piccola”.
E dato che Adriano si permette di dirti (con me non lo ha fatto per un residuo rispetto nei miei confronti, ma di certo lo ha pensato) che lui “scopa da quando tu non avevi ancora pronunciato la parola fica”, allora io mi permetto di dirgli che il suo cervello è manifestamente troppo piccolo per le idee che si propone di contenere.

In caso facesse fatica ad accettare questa evidenza, mi permetto di raccontargli la storia di Grigory Perelman. Matematico russo appena quarantenne, Grigory ha vissuto questi ultimi dieci anni della sua vita in completo isolamento intellettuale, mangiando quasi solo rape e cavoli neri e vivendo della modesta pensione della madre. Nel 2002 ha pubblicato su Internet (e non in qualche prestigiosa rivista) un lungo lavoro in cui egli avrebbe dimostrato la Congettura di Poincare, una dei più importanti problemi irrisolti della matematica. Il condizionale è d’obbligo vista la difficoltà dell’impresa ma dopo 4 anni di scrutini serrati sembra ormai certo che la sua dimostrazione sia corretta. Lo ha pensato anche la commissione che deve assegnare le medaglie Fields, il più importante premio matematico del mondo. Quest’anno, proprio sul filo di lana (la medaglia può essere vinta solo da chi non ha più di 40 anni), a Grigory è stato assegnato il prestigioso riconoscimento. Contemporanemente Grigory si è trovato ad avere titolo di ritirare uno dei sette milioni di dollari messi in palio dal Clay Institute per la dimostrazione di altrettanti “problemi del Millennio”.

Con grande sopresa di tutti, Grigory ha declinato l’offerta rinunciando sia alla medaglia che al milione di dollari. Ha spiegato la sua scelta con una semplicità disarmante

“Se la soluzione è giusta, non c’è bisogno di ulteriore riconoscimento”

Sono pronto a scommettere che Grigory non abbia mai scopato.
Ma egli sarà ricordato quando chiunque altro sarà già stato dimenticato per sempre.
Egli non ha bisogno di essere “un gradino sopra”.
Egli ha un piedistallo tutto per sè, eterno, irraggiungibile.

Mi dispiace Adriano. Ti voglio bene ma ha vinto Grigory.
Game over.

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